
La presunzione bancaria: cosa significa e come funziona(www.quotidianoarte.it)
L’Agenzia delle Entrate ha ora la possibilità di accedere direttamente agli estratti conto bancari dei contribuenti.
Questo potere si basa sul meccanismo della cosiddetta presunzione bancaria, uno strumento giuridico che consente al fisco di ricostruire potenziali redditi non dichiarati partendo dall’analisi delle movimentazioni sui conti correnti.
La presunzione bancaria rappresenta una norma di carattere fiscale che permette all’Agenzia delle Entrate di presumere che i versamenti effettuati sul conto corrente, o in alcuni casi anche i prelievi, siano riconducibili a redditi non dichiarati e quindi soggetti a tassazione. Questo accade soprattutto quando si registrano somme anomale o insolitamente elevate rispetto alla media delle operazioni abituali del contribuente.
Se, ad esempio, viene versata una cifra ingente su un conto e il titolare non è in grado di dimostrare la provenienza lecita di tali fondi – che potrebbe essere un prestito da un familiare, un rimborso spese o altra entrata già tassata – l’AdE può interpretare questa operazione come un reddito sommerso. Allo stesso modo, per i professionisti o imprenditori, prelievi consistenti e non giustificati possono far sorgere sospetti di spese in nero o uscite non contabilizzate.
Un elemento cruciale di questo sistema è l’onere della prova: durante un accertamento, non è l’Agenzia delle Entrate a dover dimostrare che quelle somme rappresentano redditi non dichiarati, ma spetta al contribuente fornire la prova contraria. Si tratta quindi di una presunzione legale relativa, in cui la legge parte da un fatto noto (i movimenti bancari) per dedurre un fatto ignoto (il reddito non dichiarato), lasciando però la possibilità di confutare questa ipotesi.
Come difendersi dalla presunzione bancaria
Per contrastare efficacemente un’accusa basata sulla presunzione bancaria è fondamentale che il contribuente possa dimostrare la legittimità e la natura non imponibile del denaro movimentato. Le prove accettate dall’Agenzia delle Entrate includono:
- la produzione di copia di bonifici ricevuti con causali dettagliate e trasparenti;
- l’esibizione di una scrittura privata che attesti un contratto di prestito, firmato da entrambe le parti coinvolte;
- la presentazione di una dichiarazione scritta, ad esempio del datore di lavoro, a giustificazione di rimborsi spese;
- qualsiasi altro documento che chiarisca in modo inequivocabile l’origine e la natura della somma.
La normativa di riferimento è l’articolo 32 del D.P.R. 600/1973, che autorizza l’ente fiscale a richiedere e utilizzare gli estratti conto per effettuare la ricostruzione del reddito effettivo del contribuente.
Va sottolineato che non è necessario un comportamento illecito per essere soggetti a verifica: spesso è sufficiente una semplice anomalia nei flussi finanziari per far partire un controllo fiscale.

La miglior strategia per evitare contestazioni basate sulla presunzione bancaria è quella di adottare sin dall’inizio una gestione contabile trasparente e precisa. Tra le buone prassi da seguire si annoverano:
- conservare tutte le ricevute, i contratti e le giustificazioni relative a entrate e uscite;
- mantenere separati i conti personali da quelli professionali per evitare confusioni e facilitare la tracciabilità;
- utilizzare sempre strumenti di pagamento tracciabili, come bonifici bancari o carte di credito;
- indicare causali chiare e dettagliate per ogni movimento bancario, evitando diciture generiche.
Nel caso in cui venga notificato un accertamento, è fondamentale rispondere entro i termini previsti, allegando tutta la documentazione utile per dimostrare la legittimità delle somme contestate. L’assenza di prove può portare all’attribuzione automatica di redditi non dichiarati, con conseguente applicazione di imposte aggiuntive, interessi e sanzioni.
La diffusione crescente dell’utilizzo della presunzione bancaria da parte dell’Agenzia delle Entrate rende imprescindibile per contribuenti, professionisti e imprenditori mantenere una contabilità ordinata e trasparente, per poter far valere efficacemente la propria posizione in caso di controllo. L’informazione che l’onere della prova grava sul contribuente è quindi un elemento chiave da tenere sempre presente per evitare spiacevoli sorprese fiscali.