
Il rischio della carne contaminata in Germania - quotidianoarte.it
Pericolo per la carne del supermercato risultata con contaminazione di batteri resistenti. Sale l’allerta per i dati preoccupanti.
Un recente studio di Greenpeace rivela dati allarmanti sulla sicurezza alimentare: oltre un terzo della carne di pollo e maiale venduta nei supermercati, inclusi i punti vendita di catene come Lidl e Aldi, è contaminata da batteri resistenti agli antibiotici. Questo fenomeno si verifica in Germania e rappresenta una seria minaccia per la salute pubblica, nonostante la diminuzione dell’uso di antibiotici negli allevamenti intensivi registrata negli ultimi anni.
Indagine Greenpeace: la diffusione dei batteri resistenti nella carne venduta in Germania
Ad aprile 2025, Greenpeace ha effettuato un’analisi su 31 confezioni di carne suina e 12 di carne di pollame, acquistate in diverse regioni tedesche presso supermercati delle principali catene commerciali, tra cui Aldi, Penny e Lidl. I campioni sono stati sottoposti a test di laboratorio per rilevare la presenza di batteri multiresistenti agli antibiotici, utilizzati comunemente per il trattamento di infezioni nell’uomo.
I risultati sono preoccupanti:
– Il 39% dei campioni di carne suina (12 su 31) mostrava contaminazione da batteri resistenti.
– Nel 50% delle confezioni di carne di pollo (6 su 12) sono stati individuati germi multiresistenti.
Tra le catene analizzate, Aldi ha evidenziato il tasso più elevato di contaminazione, con il 71% dei campioni risultati positivi (5 su 7). Lidl ha registrato un’incidenza del 29% (2 su 7), mentre Penny ha mostrato un tasso del 25% (1 su 4). Anche altre catene come Edeka, Kaufland, Rewe e Netto hanno evidenziato percentuali significative, tutte intorno al 25-43%.
È importante sottolineare che questi dati riguardano esclusivamente la carne venduta in Germania; non è noto se negli store italiani delle stesse catene la situazione sia analoga, dato che i fornitori e gli standard potrebbero differire.
La principale causa di questa contaminazione risiede nei modelli di allevamento intensivo ancora prevalenti in Germania e in gran parte d’Europa. Gli animali, confinati in spazi ristretti, sono esposti a un rapido diffondersi di malattie. Per prevenire o curare infezioni, gli allevatori somministrano antibiotici non solo agli animali malati, ma spesso a interi gruppi, anche a scopo preventivo.

Questa pratica, oltre a favorire la selezione di batteri resistenti agli antibiotici, può portare alla contaminazione della carne durante la macellazione, con conseguente rischio per i consumatori.
Greenpeace sottolinea che, nonostante un calo del 30% nell’uso di antibiotici negli allevamenti tedeschi dal 2011, la semplice riduzione farmacologica non è sufficiente. Christiane Huxdorff, esperta di agricoltura per Greenpeace, afferma: «La soluzione è ridurre drasticamente il numero di animali allevati e migliorare le condizioni di allevamento: in gruppi più piccoli e in ambienti meno affollati, le infezioni si controllano più facilmente senza l’uso massiccio di farmaci».
Impatti sulla salute pubblica e responsabilità delle catene
Il consumo di carne contaminata da batteri resistenti rappresenta un rischio per la salute pubblica. Sebbene la cottura adeguata riduca il pericolo immediato, l’esposizione a questi batteri può portare alla colonizzazione del tratto intestinale o a infezioni difficili da trattare, che possono non rispondere ai trattamenti antibiotici convenzionali. Malattie comuni come polmoniti, cistiti o infezioni cutanee possono quindi diventare gravi e potenzialmente letali.
Huxdorff evidenzia inoltre la responsabilità delle catene di supermercati come Aldi, Lidl, Edeka e Rewe, che incentivano il consumo con offerte promozionali e prezzi molto bassi, mantenendo alta la domanda di carne prodotta intensivamente e scoraggiando l’adozione di alternative più sostenibili, come i prodotti a base vegetale.Greenpeace ricorda come una riduzione della produzione e del consumo di carne non solo possa contribuire a contenere l’antibiotico-resistenza, ma anche avere effetti positivi sul clima e sulla salute pubblica.