
Salario minimo in crescita costante e adeguamento al costo della vita (www.quotidianoarte.it)
Una nazione si prepara a una profonda trasformazione del mercato del lavoro con un ambizioso progetto di riforma.
In un contesto europeo dove l’Italia rimane tra i pochi Paesi privi di una normativa sul salario minimo, il governo portoghese, guidato fino a pochi mesi fa da Luís Montenegro, ha lanciato un programma che punta a migliorare significativamente il potere d’acquisto e le condizioni lavorative dei cittadini.
Il salario minimo portoghese, attualmente fissato a 870 euro mensili dopo l’ultimo aumento del 6% entrato in vigore il 1° gennaio 2025, è destinato a crescere di 50 euro lordi ogni anno fino a raggiungere quota 1.100 euro entro il 2029. Questo incremento progressivo, frutto di un accordo tra il ministero del Lavoro, l’Unione generale lavoratori (Ugt) e le confederazioni imprenditoriali, vuole non solo allineare il Portogallo ai livelli medi europei ma anche ristabilire il potere d’acquisto dei lavoratori, tenendo conto delle differenze nel costo della vita tra Stati membri.
Secondo l’Eurostat, infatti, il valore nominale del salario minimo non riflette completamente la qualità della vita e il potere d’acquisto reale. L’introduzione dello standard potere d’acquisto (Spa) ha collocato il Portogallo in una posizione di fascia media all’interno dell’Unione europea, insieme a paesi come la Spagna, superando così le posizioni di retroguardia che aveva fino al 2024, quando era 11° nella classifica europea.
Parallelamente all’aumento salariale, il governo lusitano punta a portare lo stipendio medio a circa 2.000 euro nel prossimo lustro, un obiettivo che rappresenterebbe un significativo passo avanti per una nazione che ha tradizionalmente faticato a competere sui livelli retributivi con altri Paesi occidentali.
Innovazioni nel mondo del lavoro: flessibilità, congedi e acquisto di ferie
Il piano di riforma del lavoro non si limita all’aumento del salario minimo. Il governo in carica aveva infatti inserito una serie di iniziative volte a migliorare il benessere e la soddisfazione dei lavoratori, introducendo una maggiore flessibilità nell’organizzazione del lavoro. Tra le novità più significative vi è la proposta di consentire ai lavoratori di acquistare giorni di ferie, un meccanismo che potrebbe offrire una maggiore libertà di scelta su come distribuire il proprio tempo libero durante l’anno.
Questa opzione, tuttavia, dovrà essere regolamentata attentamente per evitare squilibri e garantire un equo bilanciamento tra diritti dei lavoratori e esigenze delle imprese, stabilendo limiti precisi all’interno dei contratti di lavoro. In alternativa, si ipotizza un miglior sfruttamento delle ferie, con eventuali indennità aggiuntive per coloro che lavorano in periodi tradizionalmente di pausa.
In parallelo, sono allo studio misure per estendere il congedo parentale, con l’intento di permettere la condivisione del beneficio anche a persone diverse dai genitori biologici, specialmente in situazioni monoparentali, ampliando così la tutela sociale e familiare.

Questa riforma arriva in un momento di grande instabilità politica per il Portogallo. Il governo di centro-destra guidato da Luís Montenegro, insediatosi ad aprile 2024, è caduto dopo meno di un anno a causa di uno scandalo legato alla sua partecipazione in una società privata, Spinumviva, specializzata nella consulenza per la protezione dei dati. Il Parlamento di Lisbona ha respinto la mozione di fiducia presentata dal premier con un voto di 142 contrari contro 88 favorevoli, aprendo la strada a nuove elezioni anticipate, le terze in tre anni.
Il presidente della Repubblica, Marcelo Rebelo de Sousa, ha avviato consultazioni con i principali partiti per valutare le opzioni politiche, ma l’ipotesi più probabile resta lo scioglimento del Parlamento e il voto anticipato, con urne previste indicativamente per l’11 maggio 2025. I sondaggi più recenti mostrano una situazione politica frammentata, con la coalizione di centro-destra Alleanza democratica attorno al 30%, il Partito socialista al 29% e la destra radicale di Chega al 16%.
Nonostante questa crisi, il progetto di riforma del lavoro e aumento salariale è stato concepito come una strategia di lungo termine, che probabilmente verrà portata avanti anche con il prossimo esecutivo, vista la spinta generale in Europa verso maggiori tutele e miglioramenti nelle condizioni lavorative.