
Sotterrare questi scarti potrebbe aiutare e molto il pianeta: ecco perché - Quotidianoarte.it
Potrebbe raffreddare di quasi 0,4° il pianeta questo progetto: uno studio mostra gli effetti di seppellire nel terreno questi scarti.
Un recente studio condotto dalla Università di Cornell ha messo in luce una strategia semplice e sostenibile per la cattura del carbonio: l’interramento dei residui di legno provenienti da boschi gestiti e aree forestali.
Questa tecnica potrebbe contribuire a ridurre il riscaldamento globale fino a 0,42 °C nei prossimi decenni, offrendo un metodo a basso costo e con un forte potenziale di impatto climatico.
Interramento dei residui di legno: una soluzione efficace per la cattura del carbonio
La proposta degli studiosi si basa sull’idea di seppellire a una profondità di almeno due metri i residui lignei — come rami, scarti di potatura, parti di alberi tagliati e mobili dismessi — prodotti in boschi gestiti destinati alla produzione forestale. Normalmente, questi scarti vengono lasciati decomporre o bruciati, liberando così anidride carbonica (CO₂) nell’atmosfera. L’interramento, invece, consente di preservare il carbonio contenuto nel legno per secoli o millenni, grazie all’azione isolante del terreno che limita l’ossigeno e rallenta notevolmente la decomposizione.
“È una forma di cattura passiva del carbonio”, spiegano i ricercatori: il legno immagazzina carbonio assorbito durante la crescita degli alberi attraverso la fotosintesi, e interrandolo si impedisce che questo carbonio ritorni all’atmosfera. Sebbene non si tratti di un’assimilazione diretta di CO₂ come avviene nelle piante in crescita, questo metodo interrompe efficacemente il ciclo di rilascio del carbonio.
Secondo i dati pubblicati su Nature Geoscience, l’applicazione globale di questa tecnica per i prossimi 76 anni potrebbe evitare l’emissione di tra 770 e 937 gigatonnellate di CO₂, contribuendo così a ridurre la temperatura media globale fino a 0,42 °C. Questo risultato rappresenta un contributo significativo alla lotta contro il cambiamento climatico, soprattutto se integrato con altre strategie di mitigazione. Un caso emblematico è quello degli Stati Uniti: se il paese adottasse l’interramento del 66% dei residui legnosi prodotti nelle sue foreste gestite, potrebbe raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050. Ciò evidenzia come la tecnica sia non solo efficace ma anche praticabile su larga scala in contesti ben organizzati.

L’interramento a profondità di questi materiali non è un’operazione semplice né priva di costi. Richiede l’uso di macchinari pesanti, consumo di carburanti fossili e una logistica ben pianificata. Tuttavia, i ricercatori hanno analizzato il bilancio netto di carbonio, considerando le emissioni legate al trasporto, all’escavazione e alle operazioni necessarie, e hanno dimostrato che il beneficio climatico netto rimane positivo, soprattutto se:
- Vengono utilizzate infrastrutture forestali già esistenti;
- Le operazioni sono concentrate e pianificate in campagne annuali;
- Si seppellisce un grande volume di residui in un’unica area per ottimizzare risorse;
- Si impiegano fonti di energia rinnovabile per alimentare i macchinari.
Questo approccio non propone di estendere indiscriminatamente l’interramento su tutto il pianeta, ma di concentrarsi su aree con elevata disponibilità di residui e condizioni logistiche favorevoli. Fondamentale sottolineare che questa tecnica non implica un aumento del taglio degli alberi: si tratta di valorizzare i residui legnosi già prodotti nelle foreste gestite in modo sostenibile, dove la raccolta del legno è pianificata con rotazioni e attività di riforestazione. Questi boschi non vanno confusi con aree soggette a deforestazione indiscriminata.
L’interramento dei residui non compete con la conservazione delle foreste primarie o native, ma rappresenta un complemento utile nei suoli già interessati da attività forestali o in aree degradate. Inoltre, può coesistere con programmi di riforestazione, aumentando complessivamente la capacità di sequestro del carbonio del territorio. Oltre ai boschi, la tecnica può essere applicata anche in contesti urbani (ad esempio nella gestione delle potature), in frutteti, coltivazioni agricole e sistemi agroforestali. Attualmente, si stanno conducendo studi in alcune aree dello Stato di New York per valutare la possibilità di raggiungere la neutralità carbonica con questa pratica. Tra i vantaggi collaterali si evidenziano:
- La riduzione del rischio di incendi boschivi grazie alla rimozione di materiale combustibile;
- La creazione di posti di lavoro nel settore della gestione e trasporto dei residui;
- L’uso efficiente di infrastrutture esistenti come strade forestali e macchinari.
Nonostante le ottime prospettive, rimangono alcune incognite che richiedono approfondimenti, quali:
- Gli effetti a lungo termine sulla salute del suolo;
- La possibile emissione di metano derivante da processi anaerobici nel terreno;
- Le modifiche alla biodiversità del substrato sotterraneo;
- La disponibilità e l’utilizzo del terreno per l’interramento su larga scala.
Per questo motivo, sono indispensabili sperimentazioni su vasta scala per confermare la fattibilità tecnica ed ecologica del metodo in diverse realtà ambientali. Una delle critiche più comuni riguarda le emissioni generate dalle attività di trasporto e interramento. Gli autori dello studio hanno tenuto conto di questi aspetti e mostrano che, anche considerando tali emissioni, la quantità di carbonio sequestrata supera di gran lunga quella rilasciata durante il processo. Inoltre, la vicinanza tra siti di produzione dei residui e aree di interramento spesso riduce significativamente i costi energetici del trasporto.