
Pane contaminato? Facciamo attenzione - www.quotidianoarte.it
È uno degli alimenti che maggiormente consumiamo, sia a tavola ma anche come “compagno” per i nostri viaggi e le nostre gite fuori porta. Stiamo parlando del pane.
Sappiamo bene come è fatto e come si presenta nel suo essere alimento base e principe della cucina italiana, ma avresti mai pensato che potrebbe essere pieno di pesticidi? La domanda potrà sembrare assurda, ma è così.
Cerchiamo di capire insieme di cosa si tratta e, soprattutto, perché si è arrivati a questo tipo di conclusione che, in molti, definiscono scandalosa.
Pane contaminato?
A portare avanti questa tesi è stato uno studio scientifico condotto in Austria proprio su quelle che sono le contaminazioni da pesticidi nel pane: possibile che ci sono e non ce ne siamo mai accorti? Facciamo un attimo attenzione ed andiamo con ordine: tutti noi mangiamo pane, tanto che questo alimento è anche inserito nelle diete con una quantità di massimo 200 grammi al giorno.
È un alimento base della dieta mediterranea, ma è un’abitudine che appartiene a quasi tutte le tradizioni culinarie del mondo. Ma nessuno avrebbe mai pensato che proprio il pane potesse essere contaminato da pesticidi. Assurdo? A quanto pare non è così e proprio questo studio austriaco ci dice il perché.
Analizzando 48 prodotti derivati dai cereali, tra cui pane e pasta, gli studiosi hanno scoperto livelli fuori scala di Pfas acido trifluoroacetico: un tasso di contaminazione superiore di tre volte a quello rilevato da una ricerca comparabile effettuata 8 anni fa.
Lo studio che potrebbe porci in allarme
Prodotti di varia natura sono stati analizzati e nessuno di questi ne è rimasto esente, anzi i prodotti tradizionali avevano il triplo di residui pericolosi rispetto a quelli realizzati con metodi biologici.

Questo tipo di contaminazione è presente, anche, nel nostro paese: uno degli ultimi casi arrivati alle cronache è stato quello rilevato sull’acqua in Veneto, regione in cui alcune amministrazioni locali sono state costrette a installare filtri appositi per l’acqua potabile. Il problema dei PFAS e del TFA in particolare, non va sottovalutato. Il TFA è molto più volatile e solubile rispetto agli altri PFAS e questo aumenta il rischio di contaminazione per il terreno e i bacini idrici.
Ora si è in attesa che l’EFSA (Autorità europea per la sicurezza alimentare) aggiorni i limiti tossicologici accettabili per il TFA, che è pericolosa come sostanza quanto il PFAS. Al momento, dal Ministero della salute del nostro paese non sono state emanate alcune norme o procedure, ma è sempre bene non abbassare la guardia e l’attenzione.