
Orchidea rarissima non più presene in Italia (www.quotidianoarte.it)
Il patrimonio naturale italiano ha subito un durissimo colpo con la scomparsa dell’orchidea più rara del Paese.
Il patrimonio naturale italiano, già messo a dura prova, ha subito un ulteriore colpo con la scomparsa della Dactylorhiza elata subsp. sesquipedalis, l’orchidea più rara del Paese, che ha definitivamente abbandonato i territori sardi nel 2025. Questo triste evento non è un caso isolato, ma rappresenta un allarme che ci avverte della grave crisi ecologica che l’Italia sta affrontando, con ripercussioni dirette sulla biodiversità. Mentre il mondo celebra la Giornata Mondiale della Biodiversità, l’Italia si trova a dover affrontare un tema cruciale e urgente: la protezione delle sue specie vegetali e animali, sempre più minacciate da fattori esterni e interni.
Un patrimonio in pericolo: le orchidee italiane
L’Italia è un vero e proprio scrigno di biodiversità, ospitando circa 240 specie di orchidee selvatiche, di cui quasi un quarto sono endemiche. Questo rende il nostro Paese uno dei centri di biodiversità orchidologica più importanti del Mediterraneo. Tuttavia, queste preziose piante stanno scomparendo a una velocità preoccupante. Le cause di questo fenomeno sono molteplici e complesse: la crisi climatica, l’urbanizzazione, l’agricoltura intensiva e il commercio illegale di specie protette sono solo alcuni dei fattori che contribuiscono all’estinzione delle orchidee in Italia. Tra le specie più a rischio troviamo la Scarpetta di Venere (Cypripedium calceolus), quasi estinta nelle Alpi occidentali, e l’Ofride specchio (Ophrys speculum), la cui bellezza è minacciata dalla perdita dei suoi habitat naturali.

Secondo il report di Legambiente sulla Biodiversità a Rischio 2025, la mancanza di politiche adeguate di tutela è un’altra causa rilevante della crisi. La legislazione attuale, infatti, non riesce a garantire una protezione efficace per queste specie in pericolo.
Sebbene l’Unione Europea abbia fissato obiettivi ambiziosi per la protezione della biodiversità attraverso la Strategia Europea sulla Biodiversità 2030, l’Italia sta accumulando ritardi preoccupanti. Se il ritmo attuale di creazione di aree protette dovesse continuare, il traguardo del 30% di territorio e mare protetto non sarà raggiunto prima di 80 anni, mentre la scadenza europea è fissata per il 2030. “L’assenza di un approccio proattivo nella protezione delle orchidee evidenzia la necessità di una sinergia tra politiche, ricerca scientifica e sensibilizzazione”, afferma Stefano Raimondi, responsabile nazionale biodiversità di Legambiente.
La frammentazione normativa è un ulteriore ostacolo alla conservazione delle orchidee. La responsabilità della tutela è delegata alle singole regioni, creando una marcata eterogeneità nella protezione delle specie. Solo quattro delle 240 orchidee italiane sono tutelate a livello europeo dalla Direttiva Habitat, il che risulta insufficiente rispetto alla reale situazione di minaccia.
Nonostante le sfide, ci sono anche esempi positivi da citare. Quest’anno, cinque parchi nazionali italiani – Majella, Gran Sasso e Monti della Laga, Vesuvio, Cilento e Vallo di Diano e Gargano – festeggiano il trentesimo anniversario, con risultati significativi nella tutela della biodiversità. Ad esempio, sono stati reintrodotti oltre 3.000 camosci sull’Appennino, e nel Parco della Majella si possono contare circa un centinaio di lupi e una cinquantina di orsi bruni marsicani.