Dal corpo alla materia: il tatuaggio come linguaggio artistico
Negli ultimi decenni, il tatuaggio ha abbandonato l’immaginario del corpo come unica tela, conquistando nuovi spazi nel mondo dell’arte contemporanea.
Scultori e tatuatori di fama internazionale hanno trasformato la tecnica del tatuaggio in una forma di espressione permanente, incidendo la materia con segni e simboli che raccontano identità, memoria e spiritualità.
Tra i protagonisti di questo movimento, spiccano due figure italiane che hanno ridefinito il rapporto tra corpo e arte: Marco Manzo e Fabio Viale.
Marco Manzo: le sculture tatuate tra arte, fede e istituzioni
Il tatuaggio scolpito nella materia
Marco Manzo, noto scultore e tatuatore romano, è tra i primi artisti al mondo ad aver fuso tatuaggio e scultura in un linguaggio unico.
Le sue sculture tatuate nascono dall’idea di imprimere sul marmo, sul bronzo e sulla ceramica le stesse incisioni e simbologie dei tatuaggi umani, trasformando un segno effimero in ornamento eterno.
I suoi tatuaggi scultorei utilizzano infatti la medesima tecnica del tatuaggio tradizionale, ma applicata alla materia.
Come spiega l’artista, “il corpo umano, per sua natura, è mortale, ma la scultura tatuata può rendere eterno ciò che normalmente scompare”.
Manzo considera queste opere dei “reperti del futuro”, testimonianze materiali della sua poetica.
Il riconoscimento istituzionale e il tatuaggio come arte
Marco Manzo ha avuto un ruolo determinante nel riconoscimento del tatuaggio come forma d’arte autonoma e istituzionalmente accettata.
È grazie al suo lavoro se oggi il tatuaggio è entrato nei musei di arte contemporanea, nelle grandi mostre internazionali e persino in contesti religiosi, come la sua installazione nella Chiesa dei Miracoli di Piazza del Popolo a Roma, dove il Vicariato ha definito ufficialmente il tatuaggio “una forma d’arte”.
Le sue opere sono state presentate anche alla Biennale d’Arte e di Architettura di Venezia, al Complesso del Vittoriano, al MACRO Museo d’Arte Contemporanea di Roma e persino al Senato della Repubblica e al Parlamento italiano.
Celebri le sue Lastre, opere che mostrano tatuaggi “visti attraverso la radiografia del corpo”, oggi considerate icone del dialogo tra arte, scienza e identità.
Tattoo d’Haute Couture e lo stile ornamentale
Un altro capitolo significativo della sua carriera è il progetto “Tattoo d’Haute Couture”, in cui Manzo ha presentato il tatuaggio come nuovo simbolo di eleganza e raffinatezza.
I suoi disegni sono stati concepiti come “abiti cuciti per sempre sulla pelle” delle modelle, unendo estetica e concetto di eternità.
Manzo è inoltre considerato il precursore dello stile ornamentale, di cui ha redatto un manifesto ufficiale, pubblicato anche nel catalogo del Padiglione Guatemala alla Biennale di Venezia.
A lui si deve, in definitiva, l’introduzione del tatuaggio tra le arti maggiori, un traguardo che lo colloca tra i massimi rappresentanti dei cambiamenti artistici di questo secolo.
Oggi, continua a operare a Roma, dove si dedica sia alla scultura sia al tatuaggio presso il suo celebre Tribal Tattoo Studio, attivo da oltre 30 anni.
Fabio Viale: il marmo tatuato e il dialogo tra passato e presente
La scultura classica si veste di tatuaggi contemporanei
Un’altra figura fondamentale nel panorama delle sculture tatuate è Fabio Viale, scultore piemontese noto per la sua capacità di creare un cortocircuito tra antico e moderno.
Le sue opere, esposte nella mostra In Between al Palazzo Reale di Torino, fondono la perfezione del marmo classico con tatuaggi ispirati tanto alla cultura giapponese quanto a quella mediorientale.
La sua Venus (riproduzione dell’Afrodite di Milo), il Laocoonte e Amore e Psiche rivelano un dialogo profondo tra tradizione scultorea e cultura pop, con motivi che trasformano le icone del passato in simboli universali del presente.Come ha osservato il critico Bruno Depetris, le opere di Viale “mettono in relazione l’arte classica con la cultura moderna, spingendo lo spettatore a cambiare il proprio punto di vista sulla realtà”.
La tecnica del tatuaggio sul marmo
Per realizzare i tatuaggi su marmo, Fabio Viale impiega una tecnica simile a quella del tatuaggio umano: con strumenti puntiformi fa penetrare il colore in profondità nella pietra, successivamente sigillata da un trattamento protettivo.
Il risultato è una meraviglia tattile: un marmo che imita la pelle viva, ingannando l’occhio come in un trompe-l’œil.
Le sue opere non sono pop-art, ma una riflessione poetica sulla materia, dove il marmo si trasforma in corpo e il corpo in opera eterna.
Il tatuaggio come eredità dell’arte
Dalle sculture tatuate di Marco Manzo alle reinterpretazioni marmoree di Fabio Viale, emerge un linguaggio comune: quello del tatuaggio come memoria permanente e dialogo tra epoche.
Queste opere non solo ridefiniscono i confini dell’arte contemporanea, ma interrogano la nostra percezione del corpo, della fede e della bellezza.
Nel segno inciso sulla pelle o sulla pietra, si cela la stessa tensione antica dell’uomo verso l’eternità.