
Ricercatori in Antartide (Depositphotos foto) - www.quotidianoarte.it
Un gruppo di ricercatori è venuto in contatto del ghiaccio più antico presente sulla Terra. Perché la scoperta è così importante per il mondo scientifico?
Masse di ghiaccio imponenti ed apparentemente inscalfibili. Ecco cosa sono i ghiacciai, fenomeni che si generano con il passare dei millenni, soprattutto nelle zone dove le temperature si mantengono costantemente molto rigide, come ad esempio nelle regioni polari, caratterizzate da permafrost, ossia strati di ghiaccio che non si sciolgono neanche con l’avvento delle stagioni più temperate.
I ghiacciai, anche se può sembrare improbabile, sono in costante movimento. Il loro movimento varia in base al tipo di ghiacciaio; ad esempio le calotte polari fluiscono verso l’esterno, mentre i ghiacciai delle aree di montagna sono soggetti allo scorrimento basale, che ne comporta lo scivolamento verso il basso.
Nel corso degli ultimi anni, le zone artiche hanno risentito in modo particolare degli effetti sortiti dalla crisi climatica e dal riscaldamento globale. Le temperature aumentano progressivamente, fino a generare uno scioglimento costante, che nel giro di qualche anno potrebbe generare danni irreparabili.
Le stime sono davvero disastrose; gli esperti preannunciano che entro il 2100 tutti i ghiacciai del mondo potrebbero scomparire definitivamente. Soltanto la maggiore consapevolezza da parte degli uomini, nonché un contributo attivo per generare benefici nei confronti del nostro pianeta, sarà in grado di comportare un’inversione di tendenza.
Il rinvenimento epocale
In Antartide, è stato scoperto un ghiaccio risalente a circa 1,2 milioni di anni fa. E’ il sito di Little Dome C. ad esser stato interessato dall’incessante ricerca, che ha prodotto risultati straordinari ed inattesi. Il rinvenimento di questo imponente ghiacciaio avviene nell’ambito del progetto Beyond Epica – Oldest Ice, che ha ricevuto finanziamenti diretti da parte della Commissione Europea, coordinato dal CNR-ISP (Istituto di Scienze Polari del Consiglio Nazionale delle Ricerche).
Il gruppo di ricerca era formato da 12 enti provenienti da 10 Stati di tutta Europa, con il coordinatore, il nostrano Carlo Barbante, associato senior proprio presso il CNR-ISP. L’aspirazione di raggiungere prima di ogni altro l’antico pezzo di ghiaccio aveva spinto ricercatori provenienti da tutto il mondo a mobilitarsi con perforazioni, dalla Cina agli Stati Uniti, ma gli europei sono stati in grado di anticipare tutti sul tempo. Le squadre sono rimaste impegnate per un periodo di oltre 200 giorni, sfruttando a pieno il periodo delle estati artiche, che garantiscono luce naturale anche in notturna. Sarebbe stato, al contrario, impossibile mobilitarsi nel corso della stagione invernale, a causa delle temperature rigidissime ed invivibili, nonché dell’aria rarefatta che impedisce una corretta respirazione.

La ricerca sui mutamenti climatici del passato
Il rinvenimento è associato al punto d’apice di una vera e propria missione, che attraverso i reperti naturali aiuterà gli studiosi ad ottenere maggiori informazioni relative alla transizione climatica del Medio-Pleistocene, avvenuta circa 1 milione di anni fa. Nel corso della storia, infatti, i cambiamenti climatici hanno influenzato i cicli glaciali, rallentandoli fortemente e questo fenomeno è oggetto di studio costante da parte degli esperti del settore, che non sono riusciti a fornire una dinamica completa dell’avvenimento storico.
Con l’esame degli strati del ghiaccio rinvenuto sarà possibile ottenere un quadro maggiormente chiaro relativo all’evoluzione della temperatura presente nell’atmosfera nel corso dei millenni. E’ bene precisare che per gli scienziati risulti sostanzialmente impossibile stabilire con precisione come i cambiamenti climatici possano aver influito sugli ambienti durante l’antichità, nonostante riescano spesso ad abbozzare degli scenari ipotetici basandosi sulle stime climatiche.