Che Mortegliano non sia solo una città è ormai un dato di fatto, bensì un autentico nucleo di cultura e iniziative artistiche. Addentrandosi nel cuore di questo comune friulano, si possono scoprire preziose gemme e opportunità che ci invitano a riflettere sul nostro rapporto con la tecnologia e l’arte. In questo contesto, spicca una mostra affascinante, “Persi nella rete… e altri monotipi”, dedicata all’artista Alberto Pinzani e ospitata nella sala “Mons. Palese” della canonica locale. L’evento non è solo un’esperienza visiva, ma anche un’occasione per stimolare il pensiero critico su un argomento molto attuale.
L’esposizione di Alberto Pinzani è molto più di una semplice collezione di opere d’arte. Essa ci conduce attraverso un viaggio che esplora il concetto di tecnologia come fenomeno culturale inscindibile dalla società moderna. L’autore sottolinea che la tecnologia non è da considerarsi intrinsecamente negativa, bensì un potente strumento che può portare sia benefici che svantaggi. Attraverso le sue opere, Pinzani tenta di comunicare il conflitto tra l’aspetto positivo e quello inquietante della vita odierna, dove le relazioni spesso si instaurano attraverso schermi piuttosto che vis-à-vis.
I monotipi di Pinzani, caratterizzati da figure umane senza volto, ritraggono l’essenza dell’era digitale. I soggetti delle sue opere sembrano fluttuare in un limbo di luci artificiali, come se fossero intrappolati in una realtà virtuale che li isola dal mondo reale e dalle emozioni autentiche. Con il termine “longa manus di relazioni distanti chilometri”, l’artista ci ricorda quanto la tecnologia possa alterare e, in alcuni casi, indebolire le nostre connessioni umane. Ci invita a guardare oltre il pixel, a scoprire un’altra dimensione della comunicazione, che è tanto imprescindibile quanto sottovalutata.
Pinzani non si limita a rappresentare, ma lancia un messaggio chiaro a chi visita la mostra. Secondo lui, è fondamentale lasciare da parte gli schermi e riconnettersi con ciò che ci circonda, abbracciando esperienze sensoriali vere. Come afferma, «meglio parlarsi guardandosi negli occhi» o «ascoltare il silenzio delle conchiglie». Queste espressioni evocano l’importanza dell’attenzione e della presenza, che sembriamo trascurare nella frenesia del quotidiano.
Un finale simbolico e provocatorio
Alla fine del percorso espositivo, i visitatori si trovano di fronte a un’opera decisamente particolare, un vero e proprio simbolo dell’era contemporanea. L’opera consiste in una testa cibernetica che sembra non guardare nulla, circondata da lamine dorate e una serie di punti interrogativi, svelando un interrogativo profondo e attuale: cosa stiamo cercando nel nostro assiduo uso della tecnologia? La didascalia afferma: «Non è tutto oro quel che luccica», richiamando l’idea che dietro alla bellezza e al fascino della tecnologia si nascondono anche insidie e sfide da affrontare.
Questa installazione invita a riflettere sulle conseguenze delle nostre scelte quotidiane, spingendoci a considerare se davvero stiamo estraendo il massimo dalle potenzialità delle nuove tecnologie. E davvero possiamo affermare di essere più felici e più connessi? Oppure ci siamo ritrovati intrappolati in una trama di relazioni superficiali e comunicazione fredda?
Un’opportunità culturale da non perdere
La mostra, che è patrocinata sia dalla Parrocchia che dal Comune di Mortegliano, è aperta fino al 5 dicembre e gli orari di visita sono dalle 10 alle 12.30. Questo evento non è solo una testimonianza dell’impegno artistico di Alberto Pinzani ma rappresenta anche una delle tante iniziative che meritano di essere scoperte in questa cittadina friulana. Mortegliano si riconferma quindi come un centro di cultura, in grado di attirare non solo i residenti, ma anche coloro che sono in cerca di esperienze significative in ambito artistico e riflessivo. La mostra è sicuramente un’occasione per interrogarsi e riflettere sull’importanza delle relazioni umane al di là delle tecnologie che ci circondano, invitando tutti a partecipare a questa discussione essenziale per la nostra epoca.