
Perché in foto ci vediamo peggio (www.quotidianoarte.it)
È un fenomeno comune e spesso fonte di stupore: perché ci piacciamo di più allo specchio rispetto a quanto accade osservandoci in fotografia?
È un fenomeno comune e spesso fonte di stupore: perché ci piacciamo di più allo specchio rispetto a quanto accade osservandoci in fotografia? Questa domanda, che ha animato dibattiti e riflessioni per generazioni, trova oggi una spiegazione approfondita grazie agli studi della psicologia cognitiva e alle osservazioni di esperti nel campo della fotografia e della percezione visiva.
Psicologia e percezione: il potere del principio di familiarità
La risposta principale risiede nel cosiddetto effetto della mera esposizione, noto anche come principio di familiarità. Questo concetto, teorizzato dallo psicologo Robert Zajonc a partire dagli anni Sessanta, spiega perché tendiamo a preferire ciò che vediamo più spesso e che ci risulta familiare. Nel caso del nostro volto, ciò che osserviamo quotidianamente è la sua immagine riflessa nello specchio, una versione che, nel corso degli anni, diventa per noi la più “giusta” e riconoscibile.
Da bambini fino all’età adulta, infatti, siamo abituati all’immagine speculare, che ci appare rassicurante e familiare. Quando invece ci troviamo davanti a una fotografia, soprattutto se scattata da un’altra persona, l’immagine restituita è quella reale, non speculare: un volto che può apparire diverso, meno armonioso, e per questo motivo meno gradito alla nostra percezione.

Un esempio emblematico è quello mostrato dal fotografo Jobillari in un suo recente video virale su TikTok, dove ha utilizzato un primo piano della popstar Dua Lipa. La foto originale appare perfetta, ma quando l’immagine viene capovolta per simulare l’effetto specchio, il volto sembra meno gradevole: non perché la cantante sia meno bella, ma semplicemente perché non siamo abituati a vedere quella versione. Lo stesso accade con il nostro viso.
Un altro fattore cruciale messo in luce da Jobillari è la distorsione ottica generata dalle diverse lenti fotografiche. Ogni obiettivo, smartphone o macchina fotografica possiede un angolo focale specifico che può alterare la rappresentazione del volto in modo significativo. Per esempio, un selfie scattato con lente grandangolare può allungare il naso, schiacciare la fronte o gonfiare le guance, creando un’immagine che si discosta dalla realtà percepita allo specchio.
Il fotografo ha mostrato un grafico con decine di modelli di pellicole professionali, evidenziando come ognuno restituisca un risultato visivo differente. La luce, l’angolazione, la distanza dalla fotocamera e persino la risoluzione dell’immagine giocano quindi un ruolo fondamentale nel determinare come appariamo nelle fotografie. Proprio per questo motivo, in alcune immagini possiamo risultare quasi irriconoscibili rispetto alla nostra percezione abituale.
La domanda che in molti si pongono è: “Come appaio realmente, come allo specchio o come in foto?”. La risposta, semplificando, è che le persone intorno a noi vedono il nostro volto come appare in fotografia, ovvero nella sua versione reale e non speculare. Tuttavia, la realtà visiva non è mai assoluta. Le fotografie, soprattutto quelle scattate con smartphone e in condizioni di luce non ottimali, possono deformare o alterare la nostra immagine.