Con un crescente interesse per l’esperienza culturale, la progettazione museale sta subendo un cambiamento significativo. Ico Migliore e Mara Servetto, architetti fondatori dello studio Migliore+Servetto, esplorano questa tematica nel loro nuovo libro “Museum Seed. The Futurability of Cultural Places“. Scritto in collaborazione con l’Istituto di Cultura Italiana a Seoul, il testo offre uno sguardo inedito su come i musei potranno rispondere alle sfide del presente e del futuro.
Riflessioni sui musei: un approccio innovativo
Ico Migliore e Mara Servetto, autori del volume, si interrogano su come saranno i musei nel futuro. In un mondo dove la tecnologia e le esperienze immersive stanno diventando sempre più prevalenti, i due architetti cercano di offrire risposte a domande cruciale. Sono luoghi di conservazione o di esperienza? Qual è il linguaggio giusto da adottare? Con il supporto di fotografi e professionisti del settore, il libro include contributi di varie figure, da direttori di musei a stilisti, contribuendo a una narrazione poliedrica e coinvolgente della cultura contemporanea.
La missione di Migliore+Servetto: dare vita alla cultura
“Migliore+Servetto si contraddistingue per la cura nei dettagli e l’attenzione alla creazione di spazi che trasmettono cultura,” spiega Mara Servetto in un’intervista. La loro esperienza spazia da importanti musei come il Museo Egizio di Torino fino a iniziative più contemporanee come il Blue Line Park a Busan. Ogni progetto è pensato per stimolare emozioni, favorire interazioni e promuovere la conoscenza. Le librerie nel Parco archeologico del Colosseo, recentemente inserite nella lista dei luoghi più belli del mondo, sono un chiaro esempio di questa filosofia progettuale.
Musei: oltre la conservazione verso l’esperienza immersiva
Una delle riflessioni più interessanti di Servetto riguarda le due tipologie di museo: il “museo chiodo-parete” e il “museo-lunapark“. Se il primo si concentra sulla conservazione, il secondo rischia di mettere il divertimento al primo posto, rischiando di trascurare il contenuto. Ciò che emerge è la necessità di una narrazione che sia emozionante e coinvolgente, paragonabile a quella di un’esibizione teatrale. Trasformare gli spazi culturali in luoghi di interazione significa contribuire alla vita sociale e urbana, incoraggiando comportamenti nuovi e stimolando le relazioni tra le persone.
La tecnologia al servizio della cultura: un seme di cambiamento
Un aspetto fondamentale è rappresentato dall’uso della tecnologia, che oggi gioca un ruolo cruciale nell’attrarre le giovani generazioni. Servetto evidenzia come l’80% dei visitatori sotto i 35 anni prediliga musei dotati di interattività. Inoltre, il 42% degli aspiranti visitatori consulta i social e il sito web prima di recarsi in un museo. Questo fa comprendere quanto sia essenziale reinventarsi, utilizzando la tecnologia non solo per intrattenere, ma per stratificare conoscenza e comportamenti. La vera sfida per i musei è creare un “seme” in grado di generare interesse e indurre le persone a scoprire ulteriormente.
Un manifesto per il futuro: 8 punti chiave
Dal libro emerge un manifesto in otto punti, con principi vitali per la progettazione museale futura. Frasi come “la forma segue il contenuto” e “il museo come luogo di guarigione” evidenziano l’importanza di un approccio integrato e contemporaneo. La missione è di rendere i musei spazi di riferimento per la comunità, luoghi dove i visitatori non solo si approcciano all’arte ma si connettono con se stessi e gli altri. La possibilità di un ritorno ai musei come centri di incontro e ricerca, simili a quelli dell’antichità, potrebbe rappresentare un’evoluzione rivoluzionaria.
Il tema dei musei che evolve e cresce in ottica comunitaria sarà una fonte di ispirazione per i futuri progettisti. La trasformazione non è solo auspicabile, ma necessaria per far sì che questi spazi continuino a rivestire un ruolo chiave nella società contemporanea. Mentre ci si prepara ad affrontare le sfide del prossimo decennio, ciò che è certo è che i musei del futuro vorranno essere molto più di semplici contenitori di opere d’arte.